PON-FESR

Era la fine dell’anno e Julio stava studiando per quello che
a Eximietas tutti chiamavano l’Esame Orripilante. Si diceva
che quell’anno ci sarebbero stati dei cambiamenti e che
alcune delle prove sarebbero state molto pericolose, se non
addirittura mortali! Molti dei suoi compagni erano
preoccupati, mentre altri se ne andavano in giro con aria
sicura, come se non avessero problemi.
Era molto tardi e Julio era solo nella biblioteca deserta. Era
in ansia e avrebbe voluto liberarsi da quella prigione di
libri. Alzò gli occhi dalla pagina per un attimo e vide
davanti a sé uno sconosciuto, che a quanto pareva era
entrato senza far rumore.
«Sono in grado di farti superare l’Esame Orripilante senza
studiare. Conosco un metodo infallibile. Ma dovrai darmi
qualcosa in cambio» gli disse. Julio sentì che non avrebbe
dovuto fidarsi, ma la tentazione era forte e non poté fare a
meno di ascoltare cosa gli proponeva. «Dovrai consegnarmi
il Libro delle Emozioni, ma senza aprirlo».
«Nessuno sa dov’è!» replicò Julio, senza rendersi conto che
la sua risposta non era un rifiuto.
«Te lo farò sapere dopo che avrai accettato».
Julio ci pensò. Sapeva che il Libro delle Emozioni era un
oggetto magico potentissimo, il cui potere teneva a bada il
vulcano che minacciava costantemente di distruggere la
scuola. Il Libro delle Emozioni era alimentato dalla magia
delle azioni positive. Julio sapeva che se avesse in qualche
modo danneggiato il libro avrebbe messo in pericolo tutti i
suoi amici. Era quindi profondamente sleale e molto
pericoloso: rubare il libro era come tradirli. Tuttavia l’idea
di passare l’esame era irresistibile e Julio decise di
accettare: anche se questo avesse voluto dire mettere in
gioco il destino della scuola.
La voce dello sconosciuto suonava strana, metallica, e Julio
non avrebbe saputo dire se si trattasse di un uomo o di una
donna. Gli venne in mente la professoressa Stellagna, che si
diceva sapesse muoversi senza essere vista... e chissà
cos'altro era in grado di fare! Un brivido gli percorse la
schiena: lo sconosciuto era alto e tutto il suo corpo era
ricoperto da un mantello; del volto s’intravedeva soltanto
un occhio verde smeraldo, ma per un istante il colore
cambiò e diventò marrone. Pur tremando, Julio disse: «Ok,
accetto…», perché la tentazione era troppo
grande. All'improvviso, la porta della biblioteca si aprì con
uno scricchiolio e ne sbucò Cometa, la migliore amica di
Julio: «Julio, cosa stai facendo?».
Lui sobbalzò e subito pensò a come scusarsi con lo
sconosciuto, ma quando si voltò nella sua direzione si
accorse che era scomparso. Sospirando di sollievo, rispose
prontamente: «Ciao Cometa! Stavo ripassando per
l'esame!».
Lei lo guardò scettica, tuttavia disse soltanto: «Ok, ok…
comunque è tardi, non dirmi che vuoi tardare alla lezione di
Storia, sai che la Toccalegno non è esattamente dotata di
senso dell’umorismo! Con trecento anni sulle spalle quella
vecchia vampira diventa sempre più intrattabile!».
«Sì, arrivo subito!» la rassicurò Julio.
Così i due si allontanarono dalla biblioteca, dirigendosi
verso le scale che conducevano all’aula di Storia, passando
prima dagli armadietti. Mentre si abbassava per prendere il
libro, Julio notò un biglietto appoggiato sopra: “Non dirlo a
nessuno”. Era anonimo, ma si capiva benissimo chi ne fosse
l’autore: quella figura misteriosa di cui aveva accettato la
proposta.
Sempre più confuso, Julio andò a lezione e qui vide Cometa
seduta accanto alla sua gemella, Nuvola. Le due non
avrebbero potuto essere più diverse: Cometa aveva i capelli
biondi e lisci e gli occhi azzurri, mentre Nuvola aveva i
capelli neri e mossi e un paio di occhi stranissimi per cui
tutti la prendevano in giro. Aveva infatti un occhio nocciola
e uno nero. Lei però sembrava non prendersela e se ne
andava in giro con aria distratta, come niente fosse. Julio
aveva sempre pensato che le mancasse qualche rotella.
Julio stava raggiungendo il proprio banco quando una voce,
la stessa della biblioteca, risuonò nella sua mente: "Sappi
che ti vedo!".
Per tutta l’ora non ascoltò una singola parola, troppo scosso
da quella frase. Infatti, appena terminata la lezione,
raccontò tutto a Cometa, raccomandandole però di non
confidarsi con Nuvola, perché tutti sapevano che era
svampita. Era incapace di mantenere un segreto perché
diceva sempre ciò che le passava per la testa.
Il giorno dopo, Julio si accorse che Cometa era sparita: non
la trovò da nessuna parte e nessuno sapeva dove fosse.
Quella notte, mentre stava andando a dormire, la voce
s’intromise di nuovo nei suoi pensieri: “Tu hai svelato il
segreto e io mi sono vendicato!”.
Quella notte Julio non chiuse occhio.
La mattina dopo era stanco, spaventato e nervoso. Mentre
stava uscendo, qualcosa, o meglio qualcuno, lo spinse di
nuovo dentro. Era lo sconosciuto, che lo minacciò: «Tu non
hai rispettato le mie regole. Hai svelato il segreto alla tua
amica ed io l’ho presa! Ora per colpa tua non tornerà più
indietro!», e poi svanì.
Julio rimase lì per lì pietrificato, poi s’incamminò verso
l’aula pensando e ripensando a come salvare Cometa. Certo
non poteva chiedere aiuto a Nuvola!
Durante la lezione di Filosofia rimuginava su come salvare
la sua amica, ma non sapeva nemmeno dove cercarla. A
forza di rimettere insieme gli avvenimenti, però, Julio si era
accorto che le spalle dello sconosciuto erano troppo larghe
per essere quelle di una donna, per cui non potevano
corrispondere a quelle della professoressa di Filosofia. Chi
era dunque il rapitore di Cometa?
Gettò un’occhiata a Nuvola: come al solito era persa nel
suo mondo e sembrava non essersi accorta dell’assenza
della sorella.
Arrivò l’ora in cui si sarebbe svolto l’Esame Orripilante,
ma Julio chiese di poter prima andare in bagno nel
dormitorio: aveva bisogno di tornare in camera sua a
riflettere.
Mentre attraversava il corridoio, vide il professor Paracelso,
che gli passò di fianco. Julio lo salutò e quello gli rivolse
un’occhiata frettolosa, ma che lo lasciò senza fiato: uno
degli occhi del professore, anche se solo per un istante, era
diventato verde smeraldo!
Corse in camera e là trovò una pergamena sul letto: “Vai nel
luogo in cui ti ho conosciuto e prendi il libro che ti porterà
in un luogo sconosciuto”.
A Julio venne subito in mente la biblioteca. Purtroppo però
stava per iniziare l’Esame e doveva dirigersi alla Palude
Fangosa.
Julio arrivò alla Palude e vide i suoi compagni già là. Ebbe
paura perché i suoi genitori gli avevano detto che quel
luogo era molto pericoloso. Suo padre infatti gli aveva
raccontato che un suo compagno di classe era sparito nella
palude inghiottito da un drago di fango.
A un certo punto dalla melma sbucò un goblin, con in mano
un grande corno in cui soffiò per dare inizio all’esame. Ci
furono urla e schizzi di fango, mentre strane sagome di
argilla si sollevavano di fronte a ciascuno studente.
Julio comprese in cosa consisteva l’Esame Orripilante: un
ragazzo uguale a lui ma fatto di fango lo fissava e cercò di
dargli un pugno. Julio lo schivò e notò che quella figura
aveva una serratura all’altezza del cuore. Prima che avesse
il tempo di cercare la chiave, vide una mano inserirla dentro
alla sagoma di fango e bloccarla. Si girò e vide di fianco a
sé Nuvola. «Scappa a salvare mia sorella! Vai!» urlò.
Julio non se lo fece ripetere: corse fino a scuola e si diresse
verso la biblioteca, cercando il libro che gli avrebbe aperto
“la porta”. Guardando tra gli scaffali ne vide uno che
s’intitolava “Un luogo sconosciuto”.
Appena lo prese, gli scaffali si divisero e si aprì un
passaggio misterioso. Julio prese coraggio ed entrò.
Percorse un lungo corridoio buio, che sembrava senza fine.
Iniziò a vedere una luce, che diventava sempre più grande.
Julio proseguì finché non si trovò davanti a un bivio. A quel
punto si arrese, voleva tornare indietro, ma la porta gli si
chiuse dietro alle spalle con un tonfo: era costretto a
scegliere una strada.
A un certo punto sentì un urlo: «Aiuto! Aiuto!». Capì
immediatamente che si trattava di Cometa. Così corse in
quella direzione e quando arrivò in fondo al corridoio trovò
la ragazza chiusa dentro una gabbia. Intorno a lui c’era una
caverna con le pareti scure annerite dal fumo, da cui
pendeva una grossa catena a cui era attaccata la gabbia in
cui era prigioniera la sua amica. Sotto la gabbia, a pochi
passi dai piedi di Julio, si apriva il cratere del vulcano, con
dentro la leggendaria lava blu di cui aveva sentito tanto
parlare. L'aria era pesante, si respirava a fatica, e Julio
sapeva di non poter restare lì a lungo. Ma come poteva fare
a tirare fuori Cometa da quella pozza di lava? Sentì una
mano sulla sua spalla e sobbalzò, terrorizzato, ma al posto
dello sconosciuto trovò Nuvola, con quei suoi occhi
inquietanti. Sapeva che lo aveva già aiutato, ma non poté
fare a meno di preoccuparsi, perché era troppo abituato a
considerarla stupida.
«Stai tranquillo, non sei solo». A quel punto l’occhio nero
della ragazza s’illuminò e la lava sotto la gabbia diventò
pietra. Julio poté così attraversare il cratere e liberare
Cometa assieme alla sorella. Improvvisamente Julio notò
uno scintillio verde sulla parete e urlò: «Scappate!»,
iniziando a correre verso la porta, ma prima di poterla
raggiungere quella scomparve, inghiottita dalla roccia.
«Non azzardatevi a fare un altro passo! La voce del
professor Paracelso risuonò nella loro mente.
L’occhio nero di Nuvola si illuminò di nuovo e la parete di
roccia esplose, mentre la voce del professore ruggiva di
rabbia. Nuvola aprì un varco che permise loro di risalire
fino alla scuola e all’ufficio della preside Bencivenga, dove
denunciarono le malefatte del professore. Si scoprì che altri
alunni erano stati da lui ricattati. Così il professore venne
arrestato e la preside diede una Festa della Verità per
ricaricare la scuola di emozioni positive.
Da quel giorno ogni 25 novembre a Eximietas si festeggia
la Festa della Verità e nessuno ha mai più deriso Nuvola.

 

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